L' eruzione dell' Etna del 1886 fu una delle più grandi del XIX secolo. Minacciò da vicino l' abitato di Nicolosi. Le fotografie qui riportate scattate all' epoca colgono alcuni aspetti particolarmente significativi come il battesimo di un cratere e l' aspetto spettrale e irreale di un paese abbandonato per la furia del vulcano.
Vulcanologia
La passione per la Vulcanologia e in senso lato per tutte le scienze inerenti la dinamica della terra, nacque durante l’ adolescenza quando mio padre mi raccontò che da ragazzino (aveva allora 11 anni) assistette alla catastrofica eruzione dell’ Etna del 1928 che seppellì completamente la città di Mascali. Il battesimo lo ebbi nel 1967 quando insieme a un carissimo amico . il Dr. Michele Stella, agronomo, appassionato dell’ Etna organizzammo una impegnativa escursione notturna. Partiti dal piazzale del Rifugio Sapienza sul versante Sud giungemmo dopo alcune ore a quota 2940 al Rifugio Torre del Filosofo (ora sommerso dalle ceneri) giusto in tempo per vedere il sorgere del sole dal mare e un panorama mozzafiato. Dopo aver raggiunto la zona desertica sommitale e averla aggirata da Ovest scendemmo lungo il canalone della Montagnola nella valle del Bove sino al canalone dei faggi , al rifugio e alla croce Menza (tutti sepolti dalla lava del 1991) scavalcando il Salto della Giumenta, sino al Pian dell’ Acqua e finalmente a Zafferana. Persi le unghie degli alluci e giurai che mai più sarei tornato sull’ Etna e tantomeno mi sarei interessato alla vulcanologia.. Il seguito dimostra che ebbi torto. Tornai innumerevoli volte su quella ” maledetta montagna” e seguii con attenzione le cronache delle eruzioni dell’ Etna aspettando l’ occasione buona per potervi assistere direttamente. Questa si presentò con l’ eruzione del 1983 quando sul versante sud del vulcano si aprì una fessura da cui fuoriuscirono i bracci di lava che minacciarono ancora una volta, nella sua storia, la città di Nicolosi. Rimase famoso il tentativo, peraltro destinato ad un effimero successo. di deviazione della lava eseguito con grande dispiego di mezzi ed amplificato dagli organi di informazione. Riuscii, eludendo i cordoni di polizia a raggiungere il fronte lavico e le bocche eruttive. Nel 1992 assistetti alla nuova grande eruzione, anch’ essa caratterizzata dal nuovo tentativo di deviazione delle colate e provai anche l’ emozione di perdermi nottetempo nella valle del Bove. Grazie alla bravura della famosa guida dell’ Etna Antonio Nicoloso non finì in modo drammatico ma solo con un grande spavento e un meraviglioso ricordo dello spettacolo e di quella splendida persona che mi aveva portato al sicuro senza alcun rimbrotto. Nel 2001 persi purtroppo la grande nuova eruzione perchè spinto dalla voglia di conoscere altri vulcani ero all’ isola di Reunion a vedere il vulcano Piton de la Fournaise che per mia sfortuna aveva appena terminato la sua fase eruttiva! Oggi , a distanza di tanti anni, mi identifico sempre di più in un vulcano, che come insegna la vulcanologia è talora inattivo ma mai spento. E la passione continua…
La Valle del Bove nel gennaio 1992. Il rudere del Rifugio Menza prima di essere travolto e seppellito da centinaia di metri di lava. Visibili dietro di esso le bocche eruttive in piena attività e la colata lavica che avanza nella valle. In primo piano a destra il sottoscritto intento ad effettuare le riprese e a sinistra gli altri componenti con in testa Antonio Nicoloso.