Osteotomia femorale di resezione-angolazione di Milch

Nel 1955 H. Milch (1) pubblicava un articolo dove presentava una nuova tecnica chirurgica , studiata negli anni precedenti (2)  per il trattamento della patologia degenerativa o malformativa dell’ anca. L’ intervento , denominato osteotomia di resezione-angolazione consisteva nella  resezione  della testa e del collo femorale  e  nell’ angolare la metaepifisi in modo da neoarticolare il piccolo trocantere all’ acetabolo. La tecnica originale prevedeva  l’ esecuzione in due tempi: nel primo si eseguiva l’ osteotomia femorale di angolazione nel secondo si resecavano la testa ed il collo. Il dolore era ridotto dall’  eliminazione dell’ attrito delle superfici articolari senza sacrificare la mobilità a differenza dell’ artrodesi. La stabilità era garantita , a differenza della tecnica di Girdlestone , dall’ appoggio del piccolo trocantere nell’ acetabolo .  Soluzione geniale che univa i vantaggi delle due tecniche senza averne i difetti. L’ accorciamento dell’ arto e la zoppia rimanevano ma il paziente aveva un’ anca mobile, stabile e relativamente poco dolorosa. Nel citato lavoro (1) veniva  presentata una casistica di 64 pazienti con risultati del tutto lusinghieri per quanto riguarda il dolore con scomparsa (67%) o marcata riduzione  (35%). A onor del vero va detto che un risultato così straordinario  è comprensibile solo se si considera il livello di  tolleranza del dolore di allora che non è certamente rapportabile a quello attuale. Anche il recupero del range of motion (53% soddisfacente , 30% migliorato) va debitamente contestualizzato  e oggi sarebbe del tutto inaccettabile. Meno che mai la deambulazione con grucce. Ancora nel 1959 Milch pubblica un articolo (3) in cui ripropone e descrive in dettaglio la sua tecnica. L’ osteotomia era pianificata ed eseguita al  livello sottotrocanterico desiderato . La sintesi era realizzata con una placca-lama adeguatamente sagomata che veniva conficcata alla base del gran trocantere. La tecnica ebbe grande diffusione e fu adottata anche in Italia. In qualche paziente i Chirurghi nostrani si ingegnarono nel trovare un mezzo di sintesi più semplice, il chiodo di Rush, come visibile nel caso riportato che tra l’ altro presenta la peculiarità di essere un intervento bilaterale. In genere si optava per un’ artrodesi da una parte e una Milch all’ altra.

Talora veniva eseguito solo il primo tempo chirurgico  di  osteotomia-angolazione  del femore senza resezione della testa e del collo.
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L’ applicazione successiva di una protesi richiedeva una discreta abilità chirurgica perchè bisognava ripetere allo stesso livello l’ osteotomia, allineare i monconi e impiantare lo stelo utilizzandolo anche come mezzo di sintesi. Il caso riportato, in cui negli anni 90 è stata messa in opera una protesi non cementata modulare avvitata è emblematico delle difficoltà tecniche e documenta un passaggio epocale.
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  1. Milch H. The resection-angulation operation for hip-joint disabilities. J Bone Joint Surg Am. 1955;37:699–717.
  2. Milch H. Osteotomy of the Long Bones. Springfield, MO: Charles C. Thomas; 1947.
  3. Milch H. Technic of the resection angulation operation for hip-joint disabilities. Clin Orthop Relat Res.1959;13:265–270.
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